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N°32 - Omelia dell'Arcivescovo A. Ciliberti al 3°Convegno - 23.01.2008
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Grazie, Gesù, per averci regalato Nuccia. Alleluia!

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OMELIA dell’Arcivescovo Mons. Antonio Ciliberti
durante la Messa di ringraziamento
al 3° Convegno - Parrocchia di San Giuseppe – 23 gennaio 2008


Carissimi, con grande affetto io saluto tutti voi nel Signore. Unisco la mia alla vostra gioia
per quanto questa sera nella fede abbiamo contemplato: questa nostra sorella, così nobile, così
cristificata, ci ha riproposto, nella semplicità della sua vita, il Cristo vivo, nella bontà del suo amore.

Questo cordiale saluto è per tutti voi, ma stasera vorrei dare un cenno di particolare
gratitudine nei confronti del parroco, il carissimo Don Salvino, a cui va la mia stima, l' affetto
fraterno e l'incoraggiamento sincero ad essere tra voi il buon pastore, che ha cura e ama le sue
pecorelle. Un saluto e un incommensurabile apprezzamento al carissimo padre Pasquale, che
davvero, nella esperienza della sua ricchezza creativa, ha riproposto alla nostra attenzione questa
figura svettante, nell'esile povertà della sua carne. Saluto ancora il carissimo padre Paolo e
quanti tra voi stanno dando la collaborazione responsabile, intelligente, sensibile e costante per la
raccolta di tutto il materiale, che dovrà costituire elemento di predisposizione per la causa di
beatificazione che abbiamo contemplato della carissima Nuccia.
Questa sera io sono stato colpito in maniera particolare dalla testimonianza della
carità, come segno visibile della fede granitica di questa sorella. Alla scuola di Cristo, Nuccia
capì bene che, per vivere degnamente la vita cristiana, bisogna viverla sempre nella dimensione
della carità, il che significa nella oblatività e nell'amore. Gesù questo precetto ci ha indicato: "da
questo vi riconosceranno che siete miei discepoli: se vi amerete gli uni gli altri". Il Signore ci
ha anche indicato il modo come vivere questo precetto: "Vi ho dato l'esempio, perché, come ho
fatto io, possiate fare anche voi: amatevi come io vi ho amato".
E come ci ha amato il Signore? La risposta a questo interrogativo è in questo dato
irrefutabile: Egli è venuto incontro all'uomo, non tanto per essergli stato soltanto vicino, ma per
inserirsi nella profondità della sua stessa identità. Difatti, mediante l'incarnazione, ha assunto
la condizione fragile della nostra umanità, elevandola con la forza onnipotente della sua divinità a
così vertiginosa altezza, per averla assunta nella sua persona.
Ma il Cristo non ha mostrato solo così la grandezza del suo amore per noi, perché Egli,
nella libertà della sua scelta, in sintonia con la volontà del Padre, con la forza onnipotente dello
Spirito, si è immolato sull'altare della croce, celebrando quel sacrificio dal valore infinito,
capace di garantire all'uomo il riscatto della sua dignità e addirittura la certezza della beata ed
eterna salute. E' il senso della Pasqua, l'evento più suggestivo della divina carità, che trova il suo
irrefutabile riscontro nella vittoria di Cristo sulla morte, mediante la resurrezione.
Ma non finisce qui la testimonianza esemplare che Gesù ripropone a tutti noi, perché,
sulla sua esemplarità, possiamo vivere la nostra vocazione alla carità. Egli ha voluto che quel
gesto salvifico, celebrato nella sua Pasqua una volta per tutte, potesse riproporsi attraverso il
mistero eucaristico, che è la riproposizione, appunto, della Pasqua del Signore nella situazione
concreta della nostra storia umana. E in questo mistero ineffabile del suo amore, Egli addirittura
si dona come alimento e bevanda per irrobustire la nostra vita interiore. "Prendete e mangiate,
prendete e bevete, questo è il mio corpo, questo è il mio sangue; chi mangia e beve possiederà la
vita”. E' impensabile, per i limiti della nostra umanità segnata, cogliere la grandezza di questo
evento: Cristo si dona per essere mangiato, perché, nel rapporto di comunione con lui,
potessimo avere la pienezza della vita!
Su questi dati essenziali, sintetici e schematici Nuccia trovò ispirazione costante per
rendere testimonianza concreta alla verità della sua fede crescente, mediante la carità, come gesto
di oblazione, sulla esemplarità di Cristo, a servizio della comunità dei fratelli. Ed ecco allora il
parallelismo. Come Gesù Cristo, lei seppe inserirsi in termini di concretezza esistenziale
nell'alveo della comunità, in cui lei era inserita. Prese su di sé la condizione fragile della nostra
umanità. L'abbiamo ascoltata, attraverso la verità delle sue parole, come è partecipe della
condizione dei suoi fratelli: del dolore, della sofferenza, della speranza, persino della
disperazione nel carcere. Ha assunto su di se la condizione di questo mondo e, in maniera
mirabile, sulla esemplarità di Gesù Cristo, ha immolato se stessa sull'altare della medesima croce
e, come Cristo, donò la sua vita per la salvezza dell'umanità.
Nuccia, unificando se stessa alla passione di Cristo, contribuì veramente a portare a
termine l'opera dei Signore. La sua sofferenza, accettata nella pienezza della gioia, sorretta da
una fede granitica e robusta, è davvero lo strumento efficace di cooperazione dell'azione
liberatrice e salvifica di Dio. Lei si fece, come Gesù, pane e bevanda per la fame e l'arsura
dei propri fratelli. A tutti diede l'umiltà del suo servizio. Chi è stato a contatto con lei ha
ricevuto certo lo splendore della luce della verità, per la sicurezza dei suoi passi nella via della salvezza.

Nuccia si offrì incondizionatamente nei confronti di tutti e di ciascuno, sollecitando,
nella profondità dell'anima di chi aveva contatto di comunione con lei, la pienezza della gioia, la
gioia di sperimentare nella profondità della propria carne il Cristo vivo, unico Salvatore, per sempre.

Carissimi, sull'esempio di Gesù, mediante la testimonianza di questa santa sorella, tutti
noi, con semplicità, possiamo trovare ispirazione in tal senso alla nostra vita cristiana di ogni
giorno. La quale si concretizzerà, mediante la nostra fede crescente, nell'inserimento nella nostra
comunità, nei confronti della quale dobbiamo consumare la nostra vita in una dimensione di
oblatività e di dono, sapendo bene che chi vive per amore diventa forza di rigenerazione per
l'intera umanità. Noi ringraziamo la carissima Nuccia per la grande lezione che ci ha dato.
Questo ringraziamento vogliamo che si concretizzi nella esperienza di una vita vissuta, in una
dimensione di amore, per testimoniare la fede che ci unisce. Ve lo auguro con tutto il cuore